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   Cima di Val Loga , 01/03/2017
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Onicer  oscarrampica      
Gita  Cima di Val Loga
Regione  Lombardia
Partenza  Montespluga  (1905 m)
Quota arrivo  3004 m
Dislivello  1100 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Nord-Est
Esposizione in discesa  Nord-Est
Itinerari collegati  Cima centrale di Val Loga (3004m), dalla Val Loga
Neve prevalente  Crostosa
Altra neve  Crostosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento 1 marzo 2017, sveglia alle 3.30: era un po’ che non mi capitava (ormai avvezzo alle partenze serali) ma si va un poco lontano e devo passare da max con l’intenzione di salire il Pizzo Ferrè. Guida lui come al solito e come al solito io cerco di pisolare per lasciarlo tranquillo nella sua impostazione di pilota. Lecco, il lago, superiamo la valtellina e fino a Chiavenna dove prendiamo per Campodolcino, Madesimo e infine arriviamo a destinazione. Siamo a 1900 metri, lungo la strada che sale da Chiavenna verso il Passo dello Spluga, dal quale distiamo solo 3 km. Da quando è stata aperta la galleria del San Bernardino, a ovest, il passo non è più tenuto aperto d'inverno, ed il villaggio, costituito da tre strade principali (Via Dogana, Via Ferrè e Via Val Loga), può di colpo ritrovarsi tagliato fuori sia dall'Italia che dalla Svizzera. Ci troviamo alla confluenza della Valle Spluga con la Val Loga, ricca di acque e di pascoli, al cospetto delle vette di confine della zona. Alle 7.30 completati i preliminari di preparazione, si parte brevemente per le vie di Montespluga sci in mano: mi sembra di essere un turista. C’è qualcosa di insolito in questo camminare su un marciapiede in piano in un paese con case che nn sono quelle tipiche della montagna. Ma dopo 50 mt nel prato c’ è già la neve e le assi prendono il loro posto sotto i piedi. Improvvisamente sembra di essere in Siberia: davanti a noi si apre un vallone innevato e la fioca luce del sole che filtra dalle nubi fa splendere comunque il riflesso ghiacciato del fiume che poco dopo attraversiamo su un ponticello. Monti sconosciuti vegliano: Spadolazzo, Timun, Mater e lontano in fondo ilo Pizzo Stella. Per i primi 3 km (circa 200 m di dislivello) la traccia rimane a fondo valle sulla destra orografica del fiume: in partenza la neve è ben trasformata ma terminato il tratto in falsopiano commettiamo il primo errore tattico della giornata salendo sul fianco sx della val Loga perché la neve era troppo bagnata. La scelta ci costringe a penosi, faticosi e impegnativi traversi : ad un certo punto invidio infatti uno skialp che sul fondo della valle pare proprio viaggiare meglio. Ci raggiunge quando abbiamo finito di traversare e faccio a max la battuta di mettermi in scia, ma viaggia veramente troppo e lo guardo inesorabilmente allontanarsi e diventare sempre più piccolo. Ora si vede bene il bianco bacino del lago alla partenza. Poi è la volta di un altro anziano signore che accompagnato dai suoi cani ci passa velocemente. Perdo anche max, mi par proprio di avere gli sci incollati alla neve e devo continuamente fermarmi per far passare il fiatone: non riesco a rallentare per avere un andamento più costante e continuo a salire a strappi. Il dolore agli scarponi che all’inizio m’infastidiva solo non da tregua e a tratti si risveglia con fitte acute: la pianta del piede è costretta e toglie ai quadricipiti il primato della sofferenza. Ma ormai da tempo(dalle 9) il bivacco Cecchini e’ in vista sopra la dorsale e diventa sempre più vicino. A destra sono emerse le belle sagome rocciose del Pizzo Zoccone e Tambò. Passiamo sotto una bella meringa che alta ci osserva dalla cresta dove promette di restare appesa. Osservo Max avvicinarsi al bivacco e spero con tutto il cuore che succeda anche a me. Alla fine arranco ma alla fine arrivo alle 10.20(q.2770), piegato come dopo la maratona. La lista impietosa dei ritardi dei ritardi è di 40 m dallo skialp ,20 minuti dopo il signore coi cani e 6 min dopo max. Soddisfazioni scialpinistiche…Non sono particolarmente distrutto ma ho dato tutto; finalmente ora penso,sarà discesa, ultima risalita e poi verrà il momento di tornare a fare l’alpinista; basterà solo tener duro per un'altra oretta. Ma max mi gela: sostiene che non siamo abbastanza in forma per tentare il Ferrè e che faremmo troppo tardi. Ribatto che sono le 10.30 del mattino e che abbiamo davanti tutta la giornata....ma ormai lui è già orientato vs le cime di loga e so che non c’è da discutere e di litigare non ho voglia e forze. D’ impeto però rispondo che non ho voglia di fare altra fatica solo per salire su quella cresta indefinita che ci sovrasta e che sono le Cime di Loga ma poi capisco che se non salgo io magari non salirà neanche lui e allora mi dirigo vs la punta principale mentre lui decide di salire l’orientale perché sulla centrale c’ è già stato. Ci dividiamo e mi sale la rabbia : è prestissimo e ho trasportato inutilmente fin qui la picca e i ramponi. Ma non ho altra scelta: non sono abbastanza in forma e costringerei max ad un attesa indefinita qualora assecondassi la voglia di salire sul Ferrè. Salgo allora tranquillo e senza motivazioni fin sotto il pendio che diventa più accentuato, (lasciando a destra la traccia che si dirige al Passo di Val Loga) e che opportunamente zig zagato, conduce alle rocce sotto la vetta: in preda ai crampi ai piedi mi son dovuto fermare prima a slacciare gli scarponi. Il pizzo Tambò giganteggia maestoso alle mie spalle. Raggiunto da altri sciatori in una sorta di balconcino nevoso protetto da una parete rocciosa tolgo con gioia gli sci e brandendo la picca ho un sussulto energetico e salgo veloce e solitario i 15 mt di crestina ripida e con neve abbondante che mi dividono dalla cima, raggiunta in beata solitudine( q. 3004). Ritrovo l’arcaica gioia di essere in alto con oltre solo cieloe oltre i 3000m. Sono le 11.30, davanti a me un poco celati dalle nebbie il Pizzo Ferrè e il Pizzo di Pian mentre vs il basso si vede ancora il lago da cui siamo partiti. Poi arrivano altri skialp e chiacchieriamo dei miei scarponi-morsa e di termoformatura e calze fini, e provo a lenire il dolore allargando anche i morsetti dei ganci. Dopo pochi passi in discesa spelliamo e via in discesa..gran fatica anche a sciare fa male al piede e ai quadricipiti..un dolore unico in una neve solitamente crostosa e difficile da sciare. Poche rare curve regalano momenti di piacere che emergono oltre la fatica: il dolore è troppo forte per provare soddisfazione; un po’ come quando arrampichi con le scarpette troppo strette. Alcuni tratti dove la neve è particolarmente bella regalano comunque la bellezza nascosta nello scivolare dentro la fresca. A mezzogiorno ritrovo Max al Bi. Cecchini e scendiamo in neve più bella da sciare..ma io ho troppo dolore e non vedo l’ora di potermi sfilare gli scarponi. Alle 13.30 siamo all’auto, e guardo con nostalgia le cime occhieggiarmi fra le nubi. Tolgo immediatamente gli scarponi ma stavolta mi attende una sorpresa: il dolore da forte diventa lancinante; probabilmente per la forte costrizione laterale il sangue ha smesso di circolare e ora senza la scarpa cerca di tornare ad irrorare le zone rimaste costrtette: ho dolori assurdi che m’ impediscono di poggiare il piede. La situazione è tragicomica perché sono seduto e grugnisco dal dolore e appena appoggio il piede devo subito sollevarlo perché il male diventa troppo forte: provo ad alzarmi ma mi è impossibile caricare il piede! Max mi aiuta caricando al mio posto la macchina e dopo venti minuti di frustranti tentativi riesco barcollante a riconquistare la posizione eretta: max mi sorregge e faccio qualche mt per fare un selfie insieme vs il lago. Ritorno da solo all’auto, ma che fatica e mi siedo come un re sul sedile: sono salvo! Il ritorno anticipatamente inaspettato mi reintroduce nel menage familiare e dopo la festina con gli amici per il compleanno di Giona di qualche gg fa andiamo a mangiar la pizza da amici e solo alle 23.30 raggiungo l’agognato e sospirato letto. Comunque una bella giornata…sofferta!
Foto 1 ; scio vs il bivacco foto 2 picca sulla cima di val loga foto 3 le tre cime di Val Loga

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