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   Testa di Cervetto, 04/04/2015
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Onicer  Pierpaolo      
Gita  Testa di Cervetto
Regione  Piemonte
Partenza  Meire Bigoire, fraz. di Oncino (CN)  (1490 m)
Quota arrivo  2347 m
Dislivello  870 m
Difficoltà  MS+
Esposizione in salita  Nord-Ovest
Esposizione in discesa  Nord-Ovest
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Marcia
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Quando la fortuna ci assiste. Questo potrebbe essere il titolo della nostra escursione scialpinistica in trasferta cuneese. Il meteo infatti non promette nulla di buono, con il suo carico di nubi basse, precipitazioni sparse e nuvole che avvolgono inesorabilmente tutte le cime della zona. Le Webcam sono un muro grigio che lascia spazio a poche speranze. Ci poniamo anche il dubbio se salire o meno, visto che la meta odierna, la Testa di Cervetto, consta di pendii aperti senza punti di riferimento, dove in caso di mancanza di visibilità la discesa sarebbe a dir poco ardua. Ma proviamoci comunque, ormai che ci siamo. Giunti nella incontaminata frazione di Meire Bigoire, nel territorio di Oncino, volgiamo lo sguardo verso l'alto nei rari momenti di apertura. Qualche sprazzo di sole fa anche capolino tra le nubi, facendo fumare l'asfalto. Ma è un male, ci diciamo. Perché quell'effimero calore non fa altro che alimentare termiche e susseguenti nubi. Va beh, vada come vada. Ci avviamo su pendenze fin da subito abbastanza sostenute, tra la vegetazione rada. Di rigelo quaggiù oggi neanche l'ombra visto il meteo uggioso. Dopo ripetuti zig zag ci portiamo in campo più spoglio e qui avviene il miracolo: le nebbie vengono scacciate verso il basso fin quasi a dissolversi, lasciando spazio a un cielo blu cobalto e alla magnifica vista del vicino Monviso, che per l'occasione è ornato da una caratteristica nube a bandiera che fa bella mostra di sé dalla cima. Siamo allibiti dal repentino mutamento del meteo e al contempo estasiati dalla meraviglia del paesaggio circostante, ampio, aspro e selvaggio. Come per incanto queste condizioni ci mettono il turbo nelle gambe, la gioia ci fa così andare su che è un piacere, su una neve che è via via sempre più dura. Saliamo stando "tutto a sinistra", seguendo tracce che sembrano appena fatte, sebbene in giro non si veda nessuno. Le pendenze sono tutt'altro che dolci, ma mai così impegnative da metterci in difficoltà. In mezzo a questo mare di bianco e blu arriviamo sull'ampia cima, dove una fredda brezza ci induce a non esitare nei preparativi per la discesa. Abbiamo aspettative in tal senso, perché i grandi pendii sottostanti sembrano come immense piste da sciare. E invece siamo fregati dal timing. Nonostante uno zero termico a 1600 metri infatti, il sole caldo di aprile ha fatto cedere un consistente strato nevoso in superficie. Così, a parte i primi metri di discesa, la neve diventa pesante e nel giro di breve tempo difficilmente sciabile, più di quanto immaginassimo. Dobbiamo perciò andare giù in modalità sopravvivenza già ben prima dell'area dove inizia la vegetazione. Ciò che ha dell'incredibile in tutto ciò è che, voltandoci indietro, notiamo come nel frattempo le nubi abbiano nuovamente avvolto tutta la parte alta dell'itinerario, che scompare così dalla nostra vista. Sembra quasi che quelle schiarite fossero giunte solo per assistere la nostra salita e discesa. Fortunati a dire poco insomma! Nella parte più bassa abbiamo qualche grattacapo nel districarci tra gli alberelli dove le pendenze sono maggiori su neve marcia, ma riusciamo ad arrivare all'auto sani, salvi e soddisfatti. Non ci resta che un sano relax, ripercorrendo con le parole ciò che è stato oggi: un'altra magnifica escursione.

Foto 1: esce il sole e fa bella mostra di sé un fumante Monviso
Foto 2: si sale in un ambiente ampio e luminoso
Foto 3: in vetta... che fatica!
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