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Piz Surgonda, per la Val d'Agnel, 20/04/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Piz Surgonda, per la Val d'Agnel |
Regione | Svizzera |
Partenza | La Veduta - Julierpass (2200 m) |
Quota arrivo | 3196 m |
Dislivello | 1000 m |
Difficoltà | BS |
Esposizione in salita | Sud-Ovest |
Esposizione in discesa | Sud-Ovest |
Itinerari collegati | Piz Surgonda (3196m), per la Val d'Agnel |
Neve prevalente | Trasformata |
Altra neve | Farina pesante |
Rischio valanghe | 1 - Debole |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Dopo un'attenta analisi delle previsioni meteorologiche giungo alla conclusione che in questo periodo pasquale il momento migliore per avventurarci in montagna, senza perciò prenderci il maltempo, è domenica mattina. È l'unica finestra di bel tempo, prima che nubi e precipitazioni avvolgano nuovamente le cime. Anche a questo giro ce ne andiamo in Svizzera, spinti inoltre dalla consapevolezza che il peggioramento del tempo dovrebbe sopraggiungere un paio di preziose ore dopo rispetto ai territori orobici. La meta prescelta per oggi è il Piz Surgonda, a leggere le relazioni ci ispira infatti decisamente su più punti di vista. Dopo i consueti preparativi di rito ci avviamo dunque nei pressi dello Julierpass alla volta della Val D'Agnel, baciati da un provvidenziale e tiepido sole, sotto un cielo largamente azzurro. Maciniamo dapprima metri, poi chilometri, aiutati da pendenze non sostenute, su terreno fatto di ampi e panoramici spazi aperti. Non innestiamo mai il turbo, procediamo con passo tranquillo, sostando frequentemente ad ammirare lo splendido paesaggio. Nei pressi del Cornetto svoltiamo a destra, puntando la vetta ora finalmente visibile. Intravediamo una ventina di persone in lontananza sul nostro stesso itinerario che ci precedono, ancora un po' di fatica e anche noi saremo della partita sul tratto finale. Per andare a prendere il breve tratto di cresta che conduce in cima c'è però prima da affrontare un erto, ma anch'esso non lungo pendio che termina su un colletto. Il tempo di qualche zig zag e lo raggiungiamo. La porta di accesso alla cresta si divide a questo punto in due parti. La prima è a sinistra su un corto ma esposto traverso da passare con gli sci, la seconda è a destra su roccette, per chi è a piedi o sceglie di lasciare gli assi al colletto. Noi abbiamo i rampanti montati, optiamo perciò per la prima soluzione, prestando attenzione. Di metri ne facciamo però pochi prima di lasciare comunque gli sci, l'ultimo tratto di cresta preferiamo farcelo infatti a piedi. Raggiunta la vetta facciamo subito dietro front, il tempo a disposizione con meteo favorevole sta infatti per terminare, annunciato dal veloce sopraggiungere di nubi dai quadranti meridionali, in perfetto timing. Tornati nuovamente al colletto ci prepariamo velocemente per scendere, incitati a non perdere tempo dalla pulsante presenza della nebbia che va e viene. Nella prima parte della discesa la neve è in buone condizioni, farinosa ma appesantita dalle ore di radiazione solare. Perdendo quota le cose vanno gradualmente e inevitabilmente peggio, fino a incontrare un certo marciume nei pendii finali, in cui triboliamo peraltro più del dovuto per essere stati fin troppo a sinistra, cosa che ci ha portato a dovere attraversare un ponticello in legno e un paio di passaggi un pochino rognosi. Ne usciamo però anche stavolta vittoriosi e soddisfatti, queste poche ore di tregua meteorologica non avremmo potuto sfruttarle meglio!
Foto 1: poco dopo la partenza Foto 2: grandi spazi, grandi scenari Foto 3: poco dopo avere superato il breve traverso, a pochi passi della cima |
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