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Chignolo d'Arale, un balcone sul Menna, 23/02/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Chignolo d'Arale, un balcone sul Menna |
Regione | Lombardia |
Partenza | Zorzone (BG) (1100 m) |
Quota arrivo | 2110 m |
Dislivello | 1050 m |
Difficoltà | BS |
Esposizione in salita | Sud |
Esposizione in discesa | Sud |
Itinerari collegati | nessuno |
Neve prevalente | Trasformata |
Altra neve | Trasformata |
Rischio valanghe | 3 - Marcato |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Iniziamo dicendo che c'era già una mezza idea di andare in zona Menna. E diciamo pure che leggere il bel report della Fedora di sabato sera ci ha dato la definitiva motivazione per prendere la via di Zorzone. Ci leviamo però subito dalla testa l'idea di tentare la cima, partiamo un po' tardino e non ci sarebbe tempo. Per noi calcare le vette del Chignolo d'Arale sarebbe già una bella conquista. Io però ho i miei dubbi. Mi chiedo infatti se sarò all'altezza di affrontare un percorso scialpinistico del genere, dove l'asticella delle difficoltà si alza rispetto ai miei standard più tranquilli. Non a caso ficco in macchina anche pedule e ciaspole, tale è la mia titubanza. Ma alla partenza opto per la tenuta scialpinistica, il mio motto alla fin fine è sempre quello: non fa per me? E allora via gli sci e giù a piedi. Non casca il mondo e quantomeno non casco io. L'inizio è fatto di sci sullo zaino. Ne facciamo un po' di strada, prima di metterli ai piedi. La neve, messa a dura prova dalle temperature in basso tutt'altro che rigide, seguita a essere, tornante dopo tornante, a chiazze. Quando siamo finalmente scimuniti (e pure pelli-sciolinati, è il caso di dirlo stavolta) parte una dura lotta con le frequenti scariche di neve scese lungo il percorso che sono un po' ostiche da superare. A un certo punto, nelle difficoltà, mi innervosisco pure. Arrivo a chiedermi il senso di fare una roba del genere. Fortunatamente, al termine della odiosa stradina, tutto cambia. Spazi più aperti, scenario migliore, progressione decisamente più agevole. Guadagnando quota arriviamo al punto di dovere attaccare la dorsale del Chignolo, ma perdiamo un sacco di tempo per decidere la via di salita migliore ed esente da rischi valanghivi. Dopo un lungo girovagare riusciamo finalmente a portarci in cresta che, sempre ripida, punta decisa alla nostra meta finale. A pelle si avverte nettamente un brusco abbassamento della temperatura man mano che ci solleviamo, evidente è perciò l'effetto sulla neve che passa da avere parvenze primaverili a decisamente più invernali. Arrivati dove la cresta si restringe decidiamo di togliere gli sci e farci l'ultimo tratto a piedi. Non ricordiamo infatti quanto da qui in poi il percorso sia largo e perciò sciabile senza rischi per le nostre capacità. Anche senza sci riusciamo ad avanzare senza problemi e sfondamenti, la traccia fatta da chi ci ha preceduto è infatti ben pistata e portante. Arriviamo così a toccare il punto più alto della cresta, non la croce posta più in basso, immersi in un ambiente spettacolare e selvaggio, tra grandi cornici e grosse fratture nella neve sul ripido versante che si affaccia sulla Valle Serina. Ammiriamo anche il bianchissimo Menna, ricamato dalle firme degli scialpinisti più temerari. Dopo qualche minuto in contemplazione facciamo velocemente ritorno al nostro deposito sci e siamo pronti per la discesa. Come di consueto per me ho qualche iniziale titubanza, anche perché il primo tratto è quello più difficile sciisticamente parlando, ma non appena ci affacciamo sul mega pendio che costeggia la cresta tutto cambia. La neve ha infatti un leggero remollo superficiale che poggia su un fondo duro, in poche parole le condizioni sono al top. E quindi, complice anche il fatto che l'itinerario è stato poco battuto e non ci sono né gobbe né avvallamenti, ne esce una sciata goduriosa pure per me che sono una schiappa. Perdendo quota la neve si fa via via più molle e pesante, ma sempre e comunque ben sciabile, fino a diventare marciotta nei pressi dell’imbocco della strada terminale che affrontiamo sci ai piedi solo nei primi metri, prendendo senza indugi la decisione di toglierli, dal momento che la sciata da qui in giù in alcuni tratti a noi sembra più una cosa da Tony Valeruz o aspiranti tali. Nel chiudere l’ultimo pezzo a piedi e in relax quasi non mi capacito di essere riuscito a portare a termine degnamente questa uscita scialpinistica, dopo le difficoltà iniziali e il tempo speso per individuare la via di salita. Percorso tanto rognoso e anonimo in basso quanto appagante in alto!
Foto 1: il tratto di cresta percorso a piedi Foto 2: sul punto più alto del Chignolo, al cospetto del Menna Foto 3: nostre e altre firme sul pendio del Chignolo, visto da Serina al tramonto |
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