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   Pizzo Andolla / Portjengrat, traversata cresta sud-cresta nord
Zona Svizzera - Vallese
Partenza Saas Almagell  (1660 m)
Quota attacco 3250 m
Quota arrivo 3654 m
Dislivello 2000 m dall'Almagellerhutte: 700 m
Difficoltà AD+ ( pendenza 40° / IV+ in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio Almagellerhutte, m. 2894
Attrezzatura consigliata corda 40 m, piccozza, ramponi, casco, imbrago, qualche cordino, 3 o 4 dadi o friends
Orario indicativo 2h e 45' al rif.; 5-6h rif-vetta
Periodo consigliato Luglio-Settembre
Descrizione 1° g.: Da Saas Almagell (parch. a pagamento con cartelli indicatori) seguire il sentiero sempre ben segnalato che in ca. 2h e 45’ porta all’Almagellerhutte.
2° g.: Dal rifugio proseguire in dir. S, seguendo i bolli gialli e/o bianco-azzurri, su percorso quasi pianeggiante. Dopo circa 30’ abbandonare a dx i bolli bianco-azzurri che porterebbero al Sonnigpass e salire a sx (attenzione a seguire i bolli gialli) e poi proseguire di nuovo verso dx, in dir. S. Raggiunto il ghiacciaio puntare all’ampia sella della Portjengrat (intaglio ben visibile); prima di raggiungere il canale finale che scende dalla “Porta”, risalire un ripido canale (solitamente da salire con piccozza e ramponi) che porta in cresta (a sx, su delle grandi placche, c’è una grande freccia gialla che indica l’inizio della via, circa 20 m sotto la cresta, da dove si attacca la via). Occorre ca. 1h e 30’ per arrivare qui. (NB. se si attacca la via partendo dalla Porta di Loranco (ometti), dopo un primo facile traverso si arriva a delle placche un po’ esposte e poco proteggibili, che occorre discendere per circa 20 m arrivando così alla freccia gialla).
Ora si prosegue prima traversando e poi risalendo su placche rocciose (III+, spit), giungendo così sulla cresta. Mantenersi lungo il filo e superare un breve strapiombo (III+). Poco più avanti si arriva ad un intaglio e il percorso diviene più semplice e con passaggi meno obbligati. Giunti ad un caminetto, lo si risale e, dopo alcune facili roccette, si giunge su una spalla rocciosa (m 3492). Percorrere senza grosse difficoltà questo tratto di cresta, fino ad arrivare alla spalla nevosa (m 3541), da dove si stacca anche la cresta W. Superare il successivo facile tratto quasi pianeggiante e poi scendere qualche metro ad una breccia, da dove parte il tratto di cresta finale, molto frastagliato e ripido. Aggirare sul versante svizzero un primo gendarme, ma cercando di mantenersi sempre il più vicino possibile alla cresta. Una successiva torre la si può scalare (passaggio però con difficoltà più elevate, IV+/V°) oppure superare aggirandola sempre sul versante svizzero, traversando a sx attraverso uno stretto passaggio e poi risalendo diedro di ottima roccia ma abbandonandolo poco prima di raggiungere la cresta per salire lungo una fessura che si trova sul versante sx del diedro (IV, chiodo). Ora il percorso diventa meno difficile e superati diversi salti rocciosi si perviene ad un ometto (incrocio con la via che sale dall’Italia). Un ultimo salto finale su roccia porta direttamente in vetta (5-6 ore dal rifugio).
DISCESA: PER LA CRESTA NW: Dalla vetta scendere con una prima doppia (20 m) su una placca (anello cementato). Poi ci sono due possibilità:
a) disarrampicare qualche metro (esposto) lungo la cresta fino a raggiungere un doppio cordino, alla base di un gendarme. Con una seconda doppia (15m) scendere a dx sul versante della Zwischbergenthal. Poi salire qualche metro a sx raggiungendo una breccia tra due gendarmi e, passando una strettissima fessura tra rocce (molto esposta sul versante W!), traversare fino ad un terrazzino aggirando il gendarme. Aggirare il 3° gendarme sul fianco est, passando tra due grandi “lame” rocciose. Una successiva breve risalita (passaggio molto atletico, III+/IV) permette di sbucare sul 4° gendarme, tornando così sulla cresta. Da qui in poi le difficoltà alpinistiche finiscono e si imboccano subito i nevai e i pendii finali che riportano al rifugio (meglio stare il più possibile sulla neve perché il terreno è inizialmente piuttosto sfasciumoso). Calcolare ca. 2h e 30’ dalla vetta al rifugio.
b) dopo la prima doppia, effettuare la seconda sul versante E (sx), individuando altri cordini per calata più in basso per altre due doppie. Risalire poi sulla dx (faccia a valle) un ripido canalino di sfasciumi che riporta in cresta, dalla quale si scende verso i nevai e i pendii finali che riportano al rifugio.
NB. La prima variante comporta un paio di passaggi piuttosto impegnativi ed esposti, ma è la più sicura. La seconda, invece, è meno consigliata in quanto si scende su terreno instabile e sfasciumoso, e le soste per le doppie sono scomode e su placche esposte. Anche il canalino da risalire per tornare in cresta è piuttosto “marcio”. I diversi cordini per calata che si vedono sul versante E traggono un po’ in inganno.
Valutazione itinerario Ottimo
Commento Salita piuttosto lunga e impegnativa in ambiente molto severo e selvaggio, che percorre una cresta prevalentemente rocciosa (roccia quasi sempre ottima), ma sempre in continua esposizione, con diversi gendarmi e placche da superare. Le difficoltà (quasi sempre sul II/III°, con un passaggio di IV e uno di IV+ evitabile aggirandolo a sx) sono soprattutto nella seconda parte di cresta, quando la via non è sempre ben evidente, e nella variante a) della discesa dalla cresta NW, da non sottovalutare soprattutto in caso di nebbia. Lo sviluppo dell’intera cresta è di circa 1 km.
FOTO 1: Dal rifugio, vista su quasi tutta l’intera cresta di salita e discesa. La prima parte di salita della cresta è però nascosta dal dosso roccioso in primo piano.
FOTO 2: Traversi su placche nella parte centrale della cresta.
FOTO 3: Appena dopo la spalla nevosa, verso un difficile tratto di cresta.
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07/09/2014  -  Pizzo Andolla / Portjengrat, traversata cresta sud-cresta nord, di Fedora